Le Bdt di Roma

La diffusione delle banche del tempo a Roma ha avuto inizio nel 1996 da un progetto pilota del Comune che si è sviluppato nell’ambito del primo Piano dei tempi e degli orari della città.

Con successivi bandi, le associazioni di volontariato interessate a gestire banche del tempo, o a sostenere gruppi di cittadini intenzionati a dare vita ad organizzazioni di questo tipo, sono state invitate a presentare progetti in proposito. I requisiti per l’approvazione e la concessione del finanziamento necessario a far partire l’attività erano la disponibilità di locali adatti e convenientemente attrezzati, la presenza di volontari in grado di fare funzionare la segreteria organizzativa, il radicamento nel territorio in cui si proponeva l’apertura di una banca del tempo. Prima di tutto però era richiesta l’adesione ai principi ispiratori che contrassegnano le BdT in Italia: reciprocità (non ci può essere chi solo da o solo riceve), pari dignità delle attività scambiate il valore è stabilito unicamente in base alle ore impiegate), apertura a tutti coloro che accettano tali principi, rispettano le regole di funzionamento delle banche del tempo e ne condividono gli obiettivi.

Da questa storia deriva la specificità dell’esperienza romana, rappresentata dal fatto che le associazioni che le organizzano sono nate, per la maggior parte, per finalità diverse e continuano a svolgere anche altre attività connesse alla loro missione statutaria. I loro soci non sono necessariamente “correntisti” della Bdt e per usufruire dei servizi delle BdT non occorre diventare soci delle associazioni che gestiscono le BdT.

Tale particolarità non cambia la natura delle banche del tempo di Roma, che non deve essere confusa con quella delle associazioni che le gestiscono. Resta la basilare differenza tra il volontariato, che fornisce gratuitamente servizi ed assistenza a particolari categorie di utenti, e la banca del tempo, basata su rapporti di reciprocità, in cui ciascuno è portatore insieme di bisogni e di risorse e riceve in quanto da, sia pure al di fuori della logica di mercato, in cui il tempo è denaro e le prestazioni hanno prezzi che sanciscono il differente valore attribuito alle attività e quindi, in qualche modo, anche a chi le esegue.

E’ vero però che chi lavora per fare funzionare le BdT di Roma si trova in una situazione intermedia tra i due tipi di organizzazione, perché non commisura il suo impegno alle ore di prestazioni che può ricevere in cambio. Quasi sempre, infatti, non sono sufficienti a compensare il tempo che è necessario dedicare alle molteplici attività che servono a fare vivere e sviluppare le banche del tempo in una realtà complessa ed articolata come quella di Roma.

Non si può tuttavia ignorare che senza questo apporto di lavoro volontario, sorretto dalla profonda condivisione del significato culturale e sociale delle banche del tempo, esse non avrebbero potuto mettere salde radici nella città, non sarebbe possibile assicurare la continuità dell’attività e prospettarne con realismo gli sviluppi.

In una metropoli non è facile attivare relazioni fiduciarie allargate, come è negli obiettivi delle banche del tempo. Avere affidato la loro creazione ad associazioni già inserite nel tessuto sociale della città ha certamente favorito il superamento di possibili diffidenze iniziali nei confronti di un’iniziativa ispirata a principi così innovativi, rispetto all’attuale organizzazione sociale, anche se riecheggia le tradizionali reti di buon vicinato. Inoltre la formula organizzativa, basata sulla compartecipazione al progetto di associazioni con vocazioni ed esperienze differenti, si è rivelata un punto di forza dell’esperienza romana. Ha permesso alle banche del tempo di attingere ad un diversificato patrimonio di competenze e di sperimentare lo scambio del tempo in originali percorsi di inclusione sociale.

Nel 1999 le associazioni che gestiscono le BdT di Roma, per questo ambito della loro attività, si sono riunite in un’associazione di secondo livello, dal 2003 costituita come organizzazione di volontariato con il nome di “Coordinamento delle banche del tempo di Roma”. Da quel momento è questo organismo che si occupa della diffusione dell’esperienza e della selezione delle associazioni che presentano progetti per l’apertura di nuove BdT.

Gli sportelli attivi

Attualmente ci sono a Roma 16 sportelli di banca del tempo.

Tra questi alcuni sono chiamati “banche territoriali” e altre “banche tematiche”.
Tutte improntano la loro attività ai principi fondanti delle BdT e funzionano in base al meccanismo dello scambio di tempo. Si differenziano perché le prime organizzano scambi di tutti i tipi nel loro territorio d’insediamento, mentre le seconde, in relazione alla missione dell’associazione che le gestisce e quindi alla presenza di specifiche competenze ed attrezzature, si dedicano in particolare ad alcuni tipi di scambi o a determinate categorie di “correntisti”.
Questo non significa che le banche territoriali non organizzino anche scambi che rientrano negli specifici campi d’azione delle banche tematiche o che non accolgano pure correntisti appartenenti alle categorie oggetto della loro particolare attenzione. Semplicemente alcune sono più caratterizzate su certi temi, per i quali costituiscono un punto di riferimento per l’intera rete cittadina.